Se state cercando una pianta davvero originale e rara, vi suggeriamo di coltivare il Cotyledon orbiculata corno d’alce. Si tratta di una pianta succulenta originaria del Sudafrica, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae e caratterizzata per le foglie carnose con bordi frastagliati, a forma di corna d’alce. Le altre varietà di Cotyledon orbiculata hanno invece foglie arrotondate.
Il colore delle foglie può variare da verde-argenteo fino al grigio chiaro. Fiorisce in primavera con fiori tubolari, ma il suo punto forte sono le foglie molto strane e decorative.
Dove coltivare il Cotyledon orbiculata corno d’alce
Non tollera le gelate e quindi va coltivato in appartamento. Come tutte le piante grasse ama le posizioni soleggiate e non ha problemi con la luce diretta. Schermiamo i raggi con una tenda soltanto in estate durante le giornate più afose.
In inverno prestiamo attenzione alle correnti d’aria fredda, provocate per esempio da una finestra che si apre frequentemente. Evitiamo anche la vicinanza con caloriferi e stufe accese.
Come coltivare il Cotyledon orbiculata
Dopo l’acquisto possiamo rinvasare il Cotyledon orbiculata nel vaso destinato a ospitarlo. Non esageriamo con la grandezza: scegliamo uno leggermente più grande di quello nero di coltivazione.
Stendiamo sul fondo del vaso uno strato di materiali inerti, come ghiaia o argilla espansa e, dopo aver posizionato la pianta, riempiamo con un terriccio specifico per piante grasse. Contiene sabbia silicea che lo rende molto drenante ed evita gli eccessi di umidità: le condizioni ideali per questo tipo di piante. In seguito travasiamo il Cotyledon orbiculata ogni 2/3 anni, all’inizio della primavera.
I nutrienti presenti nel terriccio tendono a esaurirsi rapidamente. Dovremo reintegrarli con la concimazione: possiamo usare un fertilizzante liquido per piante grasse, da diluire nell’acqua per l’irrigazione ogni 15 giorni, in primavera e in estate.
Come irrigare il Cotyledon orbiculata
Trattandosi di una pianta succulenta, non ha grandi esigenze idriche e tollera brevi periodi di siccità. Le foglie carnose trattengono umidità e nutrienti e li rilasciano alla pianta quando ne ha bisogno. Sono sicuramente più pericolose le irrigazioni eccessive e l’acqua stagnante nel sottovaso di un periodo di siccità.
Irrighiamo soltanto quando il terriccio risulta asciutto al tatto. Quando bagniamo, facciamolo generosamente: se possibile spostiamo il vaso su un lavandino e bagniamo bene, con acqua a temperatura ambiente, tutte le parti del terriccio, anche quelle vicino al bordo del vaso. Quindi lasciamo scolare la pianta per almeno 30 minuti da tutta l’acqua in eccesso prima di riporla nel portavaso.
In estate le irrigazioni saranno più frequenti, perché il sole e il caldo fanno evaporare più velocemente l’umidità del terriccio. In autunno ridurremo la frequenza e in inverno sono quasi assenti.
Conosci la differenza tra “piante grasse” e “succulente”? Leggi questa notizia!